Dopo mesi e mesi (anzi, anni e anni) di omertà sullo stato di salute delle banche italiane, ecco che il Governo appronta un piano di salvataggio di 20 miliardi (equiparabile a una robusta manovra finanziaria) per salvare le banche in difficoltà.
Come sapete, in questo blog si è scritto molto a proposito della salute delle banche in difficoltà: ad esempio, nell'ultimo anno, si legga QUI, QUI, QUI, QUI E QUI ma anche altrove.
Come chiarito ieri dal ministro Padoan durante la conferenza stampa, il pacchetto di 20 miliardi ha carattere precauzionale (si vabbè....ovvio che non possono dire che è assolutamente necessario) e più precisamente:
- E' costituito da una linea di garanzia sulla liquidità a favore delle banche (intervento già autorizzato dalla Ue lo scorso luglio. Lo abbiamo detto QUI);
- E' costituito da una linea di capitali che verranno utilizzati per la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà, a partire da Mps, ma il perimetro di azione potrebbe essere esteso anche alle altre banche: Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Carige e le quattro banche risolte a novembre 2015(Carichieti, Cariferrara, Banca Marche, e Banca Etruria)
- Il pacchetto potrebbe essere accompagnato da forme di indennizzo per i piccoli investitori che hanno acquistato, a suo tempo, titoli senza il loro profilo di rischio fosse adeguato.
Quest'ultimo aspetto (ossia il ristoro per alcune categorie di obbligazionisti azzerati), unitamente alle parole utilizzate dal Ministro Padoan durante la conferenza stampa (il ministro ha detto che l'eventuale intervento dello Stata avverrà nel rispetto delle regole europee), lascia supporre che si dovrebbe procedere con il burden sharing (nel caso di banche solvibili) che prevede comunque il contributo di azionisti e obbligazionisti, prima dell'intervento dello Stato, senza che questo determini la violazione delle regole sugli aiuti pubblici. Se tutto filasse liscio, l'intervento dello Stato sarebbe limitato a 200 milioni di euro. Ma come sapete, le sorti di tutto il salvataggio di Monte Paschi ( e quindi anche l'intervento statale) ruota intorno ai 40.000 obbligazionisti che dovrebbero convertire, su base volontaria, i propri titoli.
Come riferisce La Stampa, sembrerebbe che la soluzione privata non stia decollando e che il fondo del Qatar (originariamente interessato all'aumento) abbia rinunciato definitivamente all'operazione: