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Se avete notato, negli ultimi giorni mi sono astenuto del tutto dal commentare gli attentati di Parigi, che chiaramente hanno addolorato e sconvolto anche me. Mi sono semplicemente limitato a riportate, sui miei canali sociali (Facebook e Twitter), qualche notizia proveniente dalle varie agenzie di stampa, lasciando il commento a chi è più esperto di me in materia di terrorismo di matrice islamica. Anche perché non vedo quale vantaggio avreste potuto avere da un mio commento al riguardo, con tanti esperti che sembrano aver capito molto più di quanto abbia capito io.
Tuttavia una cosa l'ho capita, ed è abbastanza immediata: la logica del terrorismo, in qualsiasi latitudine esso si manifesti, è anche quella di spettacolizzare gli eventi criminali, il dolore e la disperazione connessi a fenomeni terroristici: é stato così a New York, a Madrid, Londra, e in ogni altra parte abbia colpito. Ed è e sarà così anche a Parigi.
Questo, nell'era di internet, della comunicazione rapida e di massa, e dei social network, è ancor più amplificato per via del fatto che la rete è a disposizione di tutti. Di conseguenza, tutti gli individui hanno accesso alle informazioni più o meno qualificate, più o meno in tempo reale. Ognuno di noi dovrebbe avere la capacità di selezionare le informazioni e le analisi ritenute più utili e attendibili e trarne le relative conclusioni.
Quindi, poiché ritengo sia di fondamentale importanza non cadere nella logica del terrorismo -che è quella, appunto, di diffondere paura e terrore, ridimensionando le nostre vite e le nostre rispettive attività- in questi pixel, fin da questo momento, si continuerà a parlare degli stessi temi dei quali parliamo ritualmente.
Non è cinismo. Ma, a parer di chi scrive, è semplicemente il miglior modo di reagire al terrore e contrastare la logica del terrorismo, che è quella di comprimere le libertà, le aspirazione degli individui e diffondere odio, paura e terrore. Il cordoglio per le vittime é unanime. Il dolore é assoluto. Come lo è anche la condanna per i gravissimi attentati di Parigi.
Fatta questa doverosa premessa, ritengo che possa essere utile riportarvi un breve stralcio della newsletter (gratuita) inviata stamattina agli iscritti del blog, nella quale si cerca di fare il punto della situazione alla luce degli eventi di Parigi:
Mentre si apprende che gli aerei Francesi, ieri sera, hanno sferrato un duro
attacco alla roccaforte dell’Isis in Siria, contrariamente a quanto
sostenuto da diversi commentatori, fin dai momenti successivi agli attentati è apparso assai difficile immaginare che sui mercati sarebbe potuto
accadere qualcosa di simile a quanto avvenne all'indomani dell'11 settembre,
quando le borse furono chiuse per una settimana e, alla riapertura, gli indici
precipitarono rapidamente, salvo poi recuperare le perdite nel giro di poche
settimane.
Le modalità di svolgimento degli attentati,
le strutture coinvolte e i danni prodotti sono
imparagonabili e, quindi, sono
imparagonabili anche gli effetti dal punto di vista economico e finanziario.
Tuttavia, ci sono pochi dubbi anche sul fatto che gli attacchi terroristici di Parigi potrebbero
rallentare l'attività economica, incidendo sui settori del turismo e del commercio (
soprattutto nei beni di consumo e nel settore del lusso), anche in
considerazione delle prossime vendite natalizie. Un indebolimento della fiducia dei consumatori
potrebbe verificarsi in Francia e, in misura inferiore, anche in altre economie
europee.
L'eventuale indebolimento della fiducia dei
consumatori e dell'attività economica
come conseguenza degli attacchi terroristici,
potrebbe rafforzare la prospettiva che la BCE, nella prossima riunione di
dicembre, possa intervenire con ulteriori misure di stimolo monetario (evento
già atteso dai mercati), magari con manovre più aggressive (esempio: taglio del
tasso sui depositi più robusto di quanto atteso dal mercato).
Se è vero che i settori che potrebbero risentire degli
effetti prodotti dagli attentati sono,
principalmente, il turismo e il commercio,
appare altrettanto verosimile che altri settori potrebbero beneficiarne,
come quello della difesa, per via di una maggiore spesa militare necessaria
nella prospettiva di un maggior impegno bellico in Siria.
Stamattina, nonostante una
partenza debole, gli indici azionari europei sono tornati tutti positivi dopo alcune
ore dall'apertura. Ma questo movimento
non dovrebbe indurre a facili entusiasmi, stante la situazione di tensione
connessa agli eventi di Parigi. Pertanto, non è da escludere che i prossimi giorni potrebbero essere
dominati dall'avversione al rischio e da una rinnovata volatilità, peraltro
anticipata nel corso dell'ultima settimana, anche se per ragioni di carattere
macroeconomico.
L'eventuale indebolimento dei mercati
azionari potrebbe coincidere con l'apprezzamento di attività ritenute più sicure (Dollaro e bond
Usa). C'è da dire che il movimento dei
mercati potrebbe essere altresì amplificato
dal fatto che ottobre é stato un mese eccellente per i mercati azionari, e
quindi gli operatori, all'eventuale riaccendersi delle tensioni, potrebbero
cogliere l'occasione per consolidare i risultati.
Inoltre, come
detto nella precedente newsletter, le prossime settimane saranno fondamentali
per comprendere anche la direzione che prenderà la politica monetaria delle
varie banche centrali (Fed e Bce), e
quindi non è escluso che la volatilità possa essere ulteriormente amplificata
anche dai dati economici che giungeranno.
Dal punto di
vista tattico, mi sento di suggerire cautela e prudenza, senza tuttavia
abbandonare l'attenzione sulle evoluzioni politiche (all’interno della Francia)
e geopolitiche che si determineranno come conseguenza degli attentati.
Considerata la leadership di Putin nella lotta al
terrorismo di matrice islamica, senza la pretesa di essere esaustivi in queste
poche righe, ritengo verosimile che gli eventi di Parigi possano in qualche
modo contribuire a ricomporre la “frattura” tra i paesi occidentali e la
Russia. Questo, potrebbe favorire la
prospettiva di una riduzione progressiva delle sanzioni verso la Russia.
Inoltre, l'eventuale stabilizzazione del prezzo del petrolio (magari verso
livelli più alti), favorirebbe l'apprezzamento del rublo.
Dato quanto appena affermato, in ottica futura, la Russia dovrebbe essere guardata con
attenzione, unitamente ad altri paesi dell'Europa orientale per i motivi
che mi riserverò di spiegare in una prossima pubblicazione.
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