Premessa: il post che segue ci consente di introdurre un ulteriore articolo, che verrà pubblicato nei prossimi giorni, nel quale si spiegheranno i motivi per i quali il pacchetto articolato dalla BCE, da solo, non sarà sufficiente ad indurre le banche a concedere nuovi prestiti, o a concederli nella misura necessaria a contrastare l'evoluzione della crisi. Quindi, la lettura di questo articolo consentirà una maggiore comprensione di tutte le ragioni per le quali, a parer di chi scrive, il credito, nel medio periodo, sarà destinato a rimanere sotto pressione.
All 'indomani della riunione della Bce del
mese di maggio, nella quale Draghi disse che in seno alla Bce si stava
discutendo di quantitative easing europeo, con un post sul tema, avevo già
preannunciato quelle che sarebbero potute essere le successive manovre della
Bce per contrastare l'evidente deflazione persistente in alcuni paesi e le
spinte disinflazionistiche in altri.
Quindi
tutto ciò che la BCE ha fatto nell'ultima riunione non mi ha colto affatto di
sorpresa. Giusto per riprendere il discorso da dove lo avevamo lasciato,
vediamo quali sono le misure annunciate dalla Bce nella riunione di inizio
giugno.
Il pacchetto articola in diverse parti correlate tra loro:
1) La BCE ha tagliato i tassi, portando il tasso sui depositi in territorio
negativo: il tasso refi è stato ridotto
di 10 punti base a 0.15%, il tasso marginale sui depositi è stato ridotto di
altrettanto e da 0% è sceso a - 0.10%, mentre il tasso marginale sui prestiti
è stato ridotto di 35 punti base e portato a 0.4%.
La riduzione del tasso sui depositi in territorio negativo è volta
soprattutto ad indebolire il tasso di cambio, ma anche ad incentivare le banche
dei paesi “core”, ricche di liquidità, a cercare maggiori opportunità di
rendimento, magari tornando a prestare alle banche periferiche, e/o
all’economia reale;
2) La BCE effettuerà una serie di nuove TLTRO (Targeted Longer-Term
Refinancing Operations, “operazioni target di rifinanziamento a lungo
termine”), che si svolgeranno nell’arco di due anni e avranno maturità di
circa 4 anni (scadendo nel settembre 2018). In una prima fase, due TLTRO
saranno condotte a settembre e dicembre di quest’anno: in questo frangente le
banche potranno richiedere fino ad un massimo del 7% del totale del loro attivo
dedicato ai prestiti verso il settore privato dell’Area Euro (con l’esclusione
dei prestiti alle famiglie per l’acquisto di case), alla data del 30 aprile
2014. La BCE stima in 400 miliardi l’ammontare iniziale potenzialmente
richiedibile sulla base di questo vincolo. Successivamente, tra marzo 2015 e
giugno 2016, avranno luogo altre aste TLTRO a frequenza trimestrale, in cui le
banche potranno richiedere nuova liquidità, che potrà arrivare al massimo a
tre volt e quella netta (ovvero la
differenza tra i nuovi prestiti elargiti meno quelli rimborsati in scadenza)
che nel frattempo avranno concesso da aprile 2014 e che risulterà essere in
eccesso di uno specifico benchmark (che sarà basato su quanto sono cresciuti i
prestiti nei 12 mesi precedenti aprile 2014). Se le banche partecipanti non
supereranno questo benchmark nel periodo tra maggio 2014 e aprile 2016,
dovranno restituire prima dei termini (a settembre 2016) tutta la liquidità
ricevuta. Il costo della liquidità sarà dato dal tasso di rifinanziamento
prevalente al momento della TLTRO, fisso per tutta la durata del prestito, più
uno spread di 10 punti base;
4) La BCE ha sospeso la
sterilizzazione settimanale degli acquisti del programma SMP, il che immetterà
pertanto nel sistema circa 160 miliardi di liquidità aggiuntiva (ed il cui
eventuale “ri- parcheggio” presso la BCE è stato appunto disincentivato con il
taglio del tasso sui depositi deciso quest’oggi);
5) La BCE ha infine
esteso le aste ad aggiudicazione piena e tasso fisso (fixed-rate full
allotment”) “...fino a quando sarà necessario e almeno fino a dicembre 2016”
(la precedente scadenza era fissata a luglio 2015).
Queste, in buona
sostanza, sono le misure messe in campo dalla BCE per stemperare da un lato la
stretta creditizia che attanaglia i paesi dell'area mediterranea (soprattutto)
e dall'altro per contrastare le spinte
disinflazionistiche che rendono più ardua la possibilità di rientro dei debiti sovrani
(ma non solo) verso sentieri di maggiore sostenibilità.
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