di Paolo Cardenà - Qualche giorno fa il Presidente del Consiglio Enrico
Letta, all'indomani dell'annuncio dell'uscita dell'Italia dalla procedura di
deficit eccessivi, ha espresso il proprio entusiasmo affermando:
«L'uscita del nostro Paese dalla procedura europea per i disavanzi eccessivi è motivo di grande soddisfazione. Il merito è dello sforzo sostenuto da tutti gli italiani, che devono essere orgogliosi di questo risultato»
In questa affermazione, che in realtà cela tutto il
cupo disastro europeo, c'è qualcosa che non torna.
In primis, tanto per dovere di precisione, sarebbe
opportuno ricordare a Letta che gli italiani, da lui stesso evocati ad esempio,
non hanno avuto la possibilità di scegliere se essere in regola o meno con
quello che egli definisce "eccesso di disavanzo". E se avessero
potuto, probabilmente, le cose sarebbero andate in maniera differente rispetto
a come invece sono andate. Ma questo è solo l'ultimo capito di un libro,
quello dell'euronazismo, che racconta di una democrazia il più delle volte
violata, in nome della salvaguardia di un presunto interesse superiore che,
guarda caso, non coincide affatto con quello del popolo italiano, nello
specifico.
Poi, proseguendo, quella meta, che secondo il
Premier è motivo di "grande soddisfazione", in realtà, appare
sempre di più come il ciglio di un precipizio, raggiunto a colpi di distruzione
e frustrazione di buona parte della nazione. Per ottenere ciò si sono violate
le più elementari regole di buonsenso, logica, sapere economico e democrazia.
Quest'ultima fino a sospenderla, solo per usare un eufemismo. Ne
costituisce un esempio più che evidente quanto accaduto in Italia fin dal 2011.
A quell'epoca, lo spauracchio dello spread fu usato per imporre un governo,
quello presieduto da Monti, diretto custode degli interessi dell'oligarchia dei
banchieri di mezzo mondo. Ma non gli interessi degli italiani, all'uopo usati
come vittime sacrificali, poiché garanti degli interessi estranei a quelli del
popolo italiano. Risultato: un parlamento, per la sua quasi totalità,
coeso e arroccato a votare manovre fiscali lacrime e sangue e
provvedimenti che non hanno nulla a che vedere con l'interesse della nazione.
Solo per citare alcuni casi, ne costituiscono esempi paradigmatici
l'approvazione del fondo salva stati ESM e del FISCAL COMPACT, oltre che tutte
le altre misure di inasprimento fiscale e di austerità varate.
Qualche giorno fa l'Istat ha diffuso il consueto
rapporto sulla situazione italiana, ed è emerso un quadro di generale
desolazione.
Secondo il rapporto, a fine 2012, il 25% della
popolazione, ossia quasi 15 milioni di persone, vivevano di condizioni di
deprivazione o disagio economico, classificando, in questa categoria, quei
soggetti che sono nella condizione di non
poter sostenere spese impreviste, non potersi permettere una settimana di ferie
all’anno lontano da casa, avere arretrati per il mutuo, l’affitto, le bollette o per altri debiti
come per esempio gli acquisti a rate; non potersi permettere un pasto adeguato ogni due
giorni, cioè con proteine della carne o del pesce (o equivalente vegetariano);
non poter riscaldare adeguatamente
l’abitazione; non potersi permettere una lavatrice; un televisore a colori; un
telefono; un’automobile.
Sempre secondo il rapporto La situazione è a un punto tale che le
famiglie italiane che, tra il 2011 e il 2012, hanno ridotto la qualità o la
quantità degli alimentari acquistati,
è aumentata dal 53,6% al 62,3% e nel Mezzogiorno arriva a superare il 70%.
Sul fronte occupazionale, il rapporto
rileva come tra il 2008 e il 2012 i disoccupati sono aumentati di oltre un milione di unità,
da 1,69 a 2,74 milioni, ma è cresciuta soprattutto la disoccupazione di lunga durata, ovvero il
numero delle persone in cerca di lavoro da almeno 12 mesi (+675.000 unità) che
ormai rappresentano il 53% del totale (44,4% la media Ue). L’Istat segnala che
la durata media della ricerca di lavoro si è portata a 21 mesi nel 2012 con differenze forti
tra territori (15 mesi nel Nord e 27 mesi nel Mezzogiorno) e soprattutto per
fasce di età con la durata media dell’attesa per le persone in cerca di prima
occupazione di 30 mesi. La crescita della disoccupazione si è accompagnata a
una marcata riduzione dell’area dell’inattività con più giovani e soprattutto più
donne che partecipano al mercato, ma anche con meno adulti che vanno in pensione.
Sempre l'Istat, pochi giorni fa ha
comunicato che il tasso di disoccupazione è al top dal 1977, massimo storico per i giovani (tasso oltre il
40%). I dati dell’Istat sono
la fotografia di un Paese in apnea. Nel primo trimestre del 2013 il tasso di
disoccupazione è balzato al 12,8%. Considerando i confronti tendenziali è il
livello più alto dal primo trimestre del 1977. Quando si parla di “tasso” si
intende, come spesso bisogna ribadire in questi casi, della percentuale
calcolata sulla popolazione “attiva”, cioè tra coloro che lavorano, hanno
lavorato o comunque cercano lavoro. La disoccupazione ad aprile si è attestata
al 12% (più 1,5% in un anno): si tratta di un massimo storico, il livello più
alto sia dalle serie mensili (gennaio 2004) che da quelle trimestrali, avviate
nel primo trimestre 1977, ben 36 anni fa. Il tasso di disoccupazione è
pressoché raddoppiato rispetto al 2007. Al numero dei disoccupati andrebbero comunque
aggiunti anche i cassa integrati e
coloro i quali hanno abbandonato la ricerca del lavoro. Se si stimassero anche
queste classi, con ogni probabilità, giungeremmo ben oltre il 20% di persone
senza lavoro.
Sul fronte aziendale, chiaramente, la
situazione non è affatto meno drammatica.
Nel 2012 sono cessate circa 365.000
mila aziende, ossia quasi 1000 al giorno.
Secondo i dati del Cerved, gruppo
specializzato nell'analisi delle imprese e nei modelli di valutazione del
rischio di credito, le imprese italiane continuano a fallire come mai prima
d'ora. Nel primo trimestre del 2013 i default hanno toccato un nuovo record a
quota 3.500, il 12% in più rispetto allo stesso periodo del 2012.
Il quadro appena descritto rappresenta, almeno in
parte, uno spaccato catastrofico di questa Italia che si sta inabissando
sempre più. Chi pensa che tali dinamiche possano essere invertite nel breve
periodo è solo un povero illuso. A conferma che la situazione, verosimilmente,
tenderà a peggiorare, più o meno tutte le istituzioni
internazionali concordano nell'affermare che il prodotto interno lordo
italiano, nel 2013, calerà tra l'1.5% e l'1.8%, se non oltre, aggravando la
situazione economica e sociale di un Paese che, a fine anno, avrà perso
oltre 8 punti percentuali di Pil rispetto all'inizio della crisi.
Ma secondo Letta, a proposito dell'uscita dell'Italia
dalla procedura di deficit, "raccogliamo il frutto del lavoro dei
precedenti Governi, in particolare di quello presieduto da Mario Monti, al
quale va il mio personale ringraziamento", egli dice.
Chi si accredita il merito di aver portato l'Italia
fuori dalla procedura di deficit, mente spudoratamente a tutta la nazione solo per addolcire la pillola somministrata. La realtà è che questo
equilibrio,destinato a vacillare, è stato perseguito con folle lucidità di perseguire gli interessi di altri, non certamente quelli degli italiani, massacrando una nazione e portando morte, fame
e disperazione, ovunque.
NUILLA DA AGGIUNGERE NE CONTRASTARE IN FATTO DI AFFERMAZIONI E TESI........PURTROPPO PER NOI!!!!..............VI SEGUIRO SENZ'ALTRO.
RispondiEliminaGrazie a te, a presto!
Eliminahttp://www.ioamolitalia.it/sovranita-monetaria/europa-in-precario-equilibrio-sopra-la-follia.html
RispondiElimina:-) Grazie per il rilancio
EliminaPurtroppo per noi, hai ragione.
RispondiEliminaMala tempora currunt..!
Veramente non c'è nessuna democrazia violata. Gli Italiani hanno votato allegramente a più riprese la fiducia ai governi Berlusconi e a quel genio di Tremonti e nel 2011 l'Italia è fallita.
RispondiEliminaA quel punto il parlamento, liberamente votato dagli italiani con la legge elettorale democraticamente votata che consente di nominare le persone tra cui parecchie mignotte e pregiudicati ha sostenuto Monti quasi in toto.
E ora Letta è sostenuto dai parlamentari liberamente eletti dagli italiani.
Quindi, ma quale straniero? Ma quale complotto? Il governo fa gli interessi degli italiani che lo hanno votato.
Certo sarebbe da chiedersi se questi italiani sono più egoisti che tonti ma questa è un'altra storia, anzi una storiaccia.