Ciò, per effetto del recepimento in Italia, così come in tutti i paesi che appartengono all'unione, di quanto previsto dal Trattato di Istituzione del Meccanismo Europeo di Stabilità(ESM) che dispone che, tutti i paesi europei sono obbligati ad applicare le Clausole di Azione Collettiva (CAC) sui propri titoli di debito pubblico di nuova emissione. Le CAC, è bene ricordarlo, sono delle vere e proprie clausole vessatorie previste sui nuovi titoli di stato di durata superiore a 12 mesi, emessi da ogni paese europeo aderente all’ESM, con la prima cedola scadente a partire dalla data del 1 gennaio 2013. Queste clausole regolano la possibilità, per uno stato che versa in una condizione di crisi del debito sovrano, di ricontrattare interessi, scadenze e di proporre agli investitori lo scambio con obbligazioni di diversa tipologia.
Per effetto di ciò, come evidenzia l'analisi di
Mazziero Research, vediamo quali modifiche potrebbero essere possibili,
almeno le più rilevanti:
§ La data dei pagamenti di cedole o rimborsi. Ad esempio: il titolo scade nel 2017? La scadenza viene spostata al
2022. Slittamento possibile anche per le cedole periodiche.
§ La riduzione dei pagamenti e del rimborso. Ad esempio: il titolo valeva 1.000 euro? Ne verranno rimborsati solo
500. Stesso discorso per le cedole periodiche.
§ Il cambio del metodo per calcolare i pagamenti. Ad esempio: il titolo dava un rendimento connesso all’inflazione?
Verrà corrisposta solo una frazione della rivalutazione derivante dal variare
del costo della vita, oppure non verrà corrisposta affatto.
§ Il cambio della valuta e del luogo di pagamento. Ad esempio: il titolo era emesso in euro? Può essere rimborsato in
lire, naturalmente nemmeno il valore di cambio costituisce una certezza.
§ La modifica della seniority. In pratica
l’ordine di preferenza con cui il titolo viene rimborsato rispetto ad altri
creditori.
Il decreto si addentra in una serie di tecnicalità, ma
la sostanza in definitiva è che tutti i titoli di Stato con durata
superiore a un anno emessi a partire dal 2013 possono essere
modificati a piacere al fine di rispondere alle necessità di cassa
dell’Emittente.
Le percentuali
di accordo da raggiungere non sono in genere un problema, l’abbiamo
visto in Grecia, inoltre dopo il lancio delle operazioni di rifinanziamento
della BCE (LTRO) in cui vengono prestati denari alle banche a tasso agevolato,
queste sono state incoraggiate a impegnare buona parte di tali somme in titoli
di Stato della propria nazione. Si è così verificato un lento spostamento della
composizione degli investitori verso una detenzione nazionale dei propri titoli
di Stato, diminuendo nel contempo l’effetto sistemico nel caso di una
ristrutturazione (default) del debito.
Proprio ieri, la Banca
d'Italia, nel suo consueto Supplemento al Bollettino Statistico, ha evidenziato
che i titoli di debito pubblico in portafoglio alle banche italiane son saliti
a fine febbraio a quota 351 miliardi di euro, il massimo dal 1998.
Il grafico in esame
mostra l'andamento dei titoli di stato in mano alle banche italiane e, come si
può facilmente intuire, a partire dal mese di gennaio 2012, in concomitanza con
le due operazioni di finanziamento della BCE alle banche europee,
assistiamo ad una verticalizzazione delle cura che testimonia
l'incremento dei titoli di stato in pancia alle banche domestiche, che hanno
assorbito le emissioni dei titoli di stato grazie alla ricevuta dalla
BCE.
Gli eventi che si stanno
susseguendo nel contesto europeo, con particolar riferimento a quanto
recentemente accaduto a Cipro, dovrebbero indurci a valutare alcuni fenomeni
con un adeguato senso di inquietudine, ma anche con maggior consapevolezza,
vista la crescita esponenziale dei rischi.
Come giustamente si afferma nell'analisi, le due aste
di finanziamento a favore del sistema bancario europeo, hanno consentito
alle banche italiane di comprare i titoli di italiani riducendo di molto
il perimetro di detenzione dei titoli italiani ad un livello domestico. Questo,
evidentemente, se da una parte ha ridotto, almeno parzialmente, gli
effetti sistemici conseguenti ad una eventuale ristrutturazione del debito
pubblico, dall'altra pone le basi per il concretizzarsi di una simile
eventualità, che colpirebbe i detentori dei titoli di stato, banche comprese.
In una situazione a regime di questo tipo, in cui le
banche nazionali potrebbero diventare le principali detentrici del debito di
uno Stato; a loro volta le banche stesse in caso di difficoltà verrebbero
salvate dallo Stato con i soldi della collettività. E’ facile a tal punto
comprendere che in occorrenza di un default la “moral
suasion” dello Stato potrebbe facilitare il raggiungimento delle
percentuali necessarie a far scattare le Clausole di Azione Collettiva
rendendo obbligatorie per tutti le modifiche delle condizioni
di pagamento dei titoli di Stato.
Come già avvenuto in
Grecia, anche le famose agenzie di rating innesterebbero un ridicolo
balletto, nel momento di annuncio dell’haircut (la riduzione
dei pagamenti dei titoli di Stato) porterebbero il rating nazionale a selective
default per poi attribuire una settimana dopo un nuovo rating, magari
migliore di prima, visto che una parte del fardello di debito è stato accollato
agli investitori.
Ed è così che i risparmiatori, sapientemente orientati a investire sui titoli
di Stato, grazie a emissioni dedicate (i titoli di Stato patriottici che
riconoscono anche un premio fedeltà) e una tassazione più clemente (differenza
di tassazione fra i titoli di Stato e gli altri investimenti) si troverebbero a
quel punto ricompensati di tanta fiducia con una bella perdita.
L’Unione Europea ha mostrato di reagire lentamente
alle sfide dei mercati, ma quando riesce a trovare una soluzione tende
a replicarla su vasta scala; ecco che la soluzione delle le
Clausole di Azione Collettiva sperimentata in Grecia è stata adottata per tutti
i Paesi grazie al Trattato di Istituzione del Meccanismo Europeo di Stabilità
(ESM).
Allo stesso modo, malgrado la smentita del Presidente
dell’Eurogruppo Dijsselbloem fresco di nomina, non vi è dubbio
nel pensare che il prelievo forzoso ai conti correnti di Cipro potrà costituire
un modello esportabile agli altri paesi in difficoltà.
Riassumendo:
§ Dopo la nazionalizzazione della banca olandese SNS e l’azzeramento del
capitale subordinato degli obbligazionisti, le obbligazioni bancarie non
sono più sicure.
§ Dopo il prelievo forzoso dai conti correnti di Cipro, tralasciando la
vicenda italiana del 1992, i soldi lasciati in conti correnti e conti
di deposito non sono più sicuri.
§ Dopo il decreto sulle Clausole di Azione Collettiva, che abbiamo qui
commentato, anche l’investimento in titoli di
Stato non può più essere considerato sicuro.
Non possiamo dire che non siamo stati avvisati.
LETTURE SUGGERITE
ECCO PERCHE' LE BANCHE VOGLIO IL NOSTRO CONTANTE
L'IMPOSTA PATRIMONIALE: SE LA CONOSCI LA EVITI
BERSANI E LA SUA LOTTA AL CONTANTE: UNA PURA FOLLIA
Insomma, i soliti "gruppetti" prima si sono liberati delle posizioni sul nostro debito pubblico; poi hanno preparato le clausole per ricattarci; ed infine si apprestano ad inscenare il solito melò...
RispondiEliminaObiettivo? Sempre lo stesso: piegare la nostra economia, fare uno spezzatino del nostro sistema produttivo e poi prendersi i bocconi migliori.
Ottimo Paolo.
Grazie per il tuo commento e per l'apprezzamento Peppe. Buona serata
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