di Paolo Cardenà - Cercherò
di spiegarvi, brevemente e in maniera più semplice possibile, il colpo
basso che l’Agenzia delle Entrate sta
riservando ai contribuenti, mentre la politica, in preda alla sua follia,
sembra ormai abbandonata a se stessa e al suo delirio.
Accade
che, per effetto della profonda crisi
economica in corso, un numero sempre più crescente di famiglie e imprese,
nell’anno appena trascorso, trovandosi nell’impossibilità di onorare debiti
tributari derivanti dalla liquidazione delle imposte, abbiano optato per il differimento
del pagamento dei tributi derivanti dalle dichiarazioni dei redditi
Questa
scelta, gioco forza, nella maggior parte dei casi, è stata dettata dalla difficoltà oggettiva
di pagare la pretesa tributaria e
l’omissione si sostanzia non perché si è evasore, ma perché esiste una
conclamata impossibilità nell’eseguire il pagamento dei tributi.
L’imprenditore,
tra scegliere se pagare i propri
fornitori, dar da mangiare ai propri
collaboratori, o pagare il fisco, semplicemente, ha scelto le prime due
ipotesi, poiché garanzia di prosecuzione dell’attività. Ciò , evidentemente, è
stato deciso anche confidando che il
debito tributario si sarebbe potuto
onorare successivamente avvalendosi dell’istituto del ravvedimento operoso.
Il
ravvedimento operoso altro non è che un istituto che consente di adempiere alle
obbligazioni tributarie pagando, oltre all’imposta dovuta, le relative sanzioni in forma ridotta che il legislatore
indica nel 3,75% dell’importo omesso, oltre ai relativi interessi. Ma Il
ravvedimento opero può essere posto in essere non in maniera illimitata nel
tempo, ma solo entro determinate scadenze indicate nel fisco e comunque non
oltre l’invio della dichiarazione dell’anno in cui è stata commessa
l’omissione, salvo che non si sia destinatari di un controllo formale della
dichiarazione e quindi di un avviso bonario da parte dell’Agenzia delle Entrate.
In
parole più semplici, se si è omesso il pagamento del saldo IRAP del periodo di
imposta 2011, scadente nel 2012, siccome l’omissione si è verificata nel 2012, i
pagamenti degli importi omessi, con le
relative sanzioni (3,75% oltre agli interessi) potranno essere eseguiti entro
la data di scadenza per l’invio della dichiarazione Irap del 2012, individuata
dal fisco alla fine di luglio 2013. Il tutto, salvo che l’Agenzia delle Entrate
non abbia già riscontrato il mancato pagamento e non abbia inviato al
contribuente l’avviso bonario con il quale si intima il pagamento dell’imposta,
ma, in quest'ultima ipotesi, con le
relative sanzioni maggiorate fino al 10%, ossia quasi il 7% in più di quanto
consentito dal ravvedimento operoso.
Quest’anno,
nonostante l’agenzia conosca perfettamente lo stato di crisi delle imprese e
conseguentemente anche lo stato di
difficoltà nel pagamento delle imposte, in maniera del tutto insolita e
sospetta rispetto ai tempi rituali osservati dall'ente negli anni passati, ha abbreviato di molto
i tempi di controllo delle dichiarazioni relative al periodo di imposta 2011
inviate nel 2012, pregiudicando così la possibilità di sanare il mancato
pagamento delle imposte avvalendosi dell'istituto del ravvedimento operoso.
Fatto
sta, che un numero elevato di contribuenti stanno ricevendo gli avvisi bonari per
le imposte omesse nell’anno 2012, che precludono agli stessi contribuenti la
possibilità di adempiere all’obbligazione tributaria avvalendosi del
ravvedimento operoso, entro i tempi pianificati per effettuare il versamento.
Negli
anni scorsi, in genere, l’agenzia delle
entrate era molto meno sollecita nell’espletare l’operazioni di verifica delle
dichiarazioni al punto che queste
potevano addirittura protrarsi ben oltre l’anno rispetto all’invio della
dichiarazione oggetto di controllo.
Quest’anno,
misteriosamente (ma non troppo considerato lo stato di necessità delle finanze
pubbliche), ha espletato questo riscontro a distanza di pochi mesi rispetto
all’invio dei modelli dichiarativi, inviando ai contribuenti i relativi avvisi reclamando gli importi a credito maggiorati
delle sanzioni al !0%, in luogo del 3,75% previsto dall’istituto del
ravvedimento operoso.
Tradotto
in numeri, possiamo affermare che se un’azienda, nel 2012, ha omesso il pagamento del saldo Irap di
10.000 euro, magari pianificando questo versamento nei mesi successivi
applicando una sanzione del 3;75% (375 euro) prevista dal ravvedimento operoso,
di colpo, vedendosi pervenire l’avviso bonario, si è vista preclusa questa
possibilità e dovrà corrispondere al fisco l’imposta (10000 euro) e la sanzione
maggiorata al 10% (1000 anziché 375), con un aggravio di oneri per oltre 600
euro, andando ad aggravare una situazione già di per se critica.
Non
solo, ma in questo caso, in mancanza dell'esecuzione del pagamento entro 30
giorni dalla ricezione dell'avviso, e in mancanza delle possibilità di
rateizzare gli importi dovuti al fisco sempre entro lo stesso termine, le
sanzioni potranno arrivare al 30% dell'importo omesso.
C’è
da dire che molte di queste imprese, che
sono state inibite dalla possibilità di evitare un aggravio di costi in
relazione ad uno stato di difficoltà conclamato, sono anche quelle che debbono
ricevere dallo stato il pagamento delle forniture effettuate nei confronti delle pubbliche amministrazioni
di cui tanto si parla.
Benché
l'atteggiamento del lisco si del tutto legittimo, appare del tutto inopportuno
soprattutto in un momento di estrema fragilità, come quello attuale.
Il
sospetto è proprio quello che l'accelerazione dei tempi di riscossione dei
tributi sia proprio da attribuire alle crescenti difficoltà dello Stato, anche in
considerazione della volontà di pagare, almeno in parte, i debiti della
pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Tant'è che sembrano quasi pronti i decreti che consentiranno il pagamento di 20 miliardi di euro nel secondo semestre 2013 e di altri 20 nel 2014.
E’
evidente che quanto sta accadendo, oltre a generare un aggravio di costi per le
imprese già in difficoltà, rischia di minare ulteriormente i già precari rapporti tra fisco e contribuente, in un
momento di estrema difficoltà che dovrebbe essere compreso e favorito dal fisco
e dalle istituzioni.
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Non pagare è la via giusta.
RispondiEliminaE'una SPA, non è lo Stato. E' una truffa legalizzata.
C'e' da piangere oppure ribellarsi
RispondiEliminann e' piu' di piangere anche perche' nn si conclude gnente io direi che e' venuto il tempo di ribellarsi a questi vampiri che secondo me nn sono neanche umani.
EliminaE' il mondo a rovescio, ma perchè l'agenzia delle entrate non ha beccato prima queste aziende che non pagavano APPOSTA le tasse, lo stato non è una banca ! Invece di dire finalmente i cittadini non fanno le banche, si dice povere imprese... Proporrei invece che chi non paga apposta le tasse venga sottoposto a controllo fiscale OBBLIGATORIO per capire come fa a eludere le tasse con la scusa che non ce la fa ad andare avanti
RispondiEliminaTemo che lei non abbia ben compreso l'articolo e che non conosca affatto lo stato di difficoltà in cui versano le imprese per effetto della crisi e dello strangolamento da parte dello stato.
EliminaCaro Paolo Cardenà purtroppo il livello medio dell'italiota è quello dell'anonimo delle 13:12.Come anche lei ha ben capito con compatrioti di tale Profondità MENTALE siamo FOTTUTI.
EliminaAuguri, ne abbiamo VERAMENTE bisogno.
Già, non posso darti torto, purtroppo!!!!
EliminaMi viene da domandarmi, ma questo tipo che risponde in modo così approssimativo che lavoro fà? Se fosse preso nella morsa di "strozzinaggio" che lo Stato italiano stà attuando verso i piccoli contribuenti (intendo la microimpresa che è il 90 % del tessuto aziendale italiano)non parlerebbe così e si preoccuperebbe invece di chierdersi chge fine hanno fatto tutte le tasse evase da quelli che hanno il SUV/Supercar da 100.000 e passa euro e Yacht da 60Mt dichiarando 15.000 € annui!!!
EliminaAltro che quei poveri disgraziati che si stanno dannando per eseguire il "falso" ravvedimento operoso e che sono massacrati dalle gabole dello stato!
Vergogna!!!
il controllo fiscale obbligatorio lo farei subire a quel cazzone di anonimo che vive su marte. vai a lavorare coglione
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