di Paolo Cardenà-
Dopo quella di Berlusconi, ecco
arrivare la proposta sciocca di Bersani, il quale, in tema di debito della pubblica amministrazione nei confronti dei propri fornitori, che ammonta a circa 100
miliardi di euro, dimostra di dare letteralmente i numeri. Ma, ancora peggio, di
non avere affatto la minima percezione del problema che, giova ricordare, ha già
causato il fallimento di numerose imprese.
Il leader del PD questa
volta si è davvero superato e, con la sua proposta, rischia di gettare nell'oblio quella di Berlusconi a proposito del rimborso
dell'IMU.
Infatti, egli avrebbe in mente un piano degno di una vera e propria
rivoluzione copernicana (si fa per dire), in tema di pagamento delle forniture
statali. Stando a quanto riportato da numerose
agenzie di stampa, se il Pd dovesse andare al governo, secondo l'idea Bersani,
lo Stato emetterebbe 10 miliardi di euro l'anno di titoli pubblici (BTP) per i prossimi
cinque anni, esclusivamente dedicati al pagamento dei crediti commerciali delle
imprese nei confronti della Pubblica amministrazione che, come sappiamo, ammontano a circa 100 miliardi di euro che si
riferiscono a fatture arretrate che il governo non riesce a saldare per
mancanza di soldi. In pratica, lo Stato
ha usato i suoi fornitori come una banca.
Questo debito, ossia
quello delle PA nei confronti delle imprese, è un debito occulto, poiché non
viene rilevato nelle statistiche ufficiali di Eurostat. Quindi è un debito
fuori dal perimetro del debito pubblico che da qualche mese ha sfondato quota 2000 miliardi di euro. In altre parole, secondo
l'idea del PD, si vorrebbe far emergere questo debito emettendo BTP, allo scopo
di favorire il pagamento di appena la metà in 5 anni del debito totale che la Pubblica
Amministrazione ha con i propri fornitori. Insomma, si paga un debito con altro
debito.
A parte il fatto che dal piano di Bersani mancherebbero
comunque 50 miliardi da pagare e non si comprende come verrebbero saldati,
emettere debito pubblico (BTP) per pagare il debito della pubblica amministrazione,
ammesso che questo nuovo debito venga
sottoscritto dagli investitori, significherebbe sfondare abbondantemente il muro
del 130% del rapporto Debito/Pil, se non peggio. Circostanza che, oltre ad avvicinare significativamente l'Italia verso i parametri greci, contrasterebbe abbondantemente anche con gli obblighi assurdi del Fiscal Compact che , come
noto, dal 2014, impone all'Italia una riduzione del rapporto Debito/Pil, fino
al 60% entro i prossimi 20 anni; in soldoni circa 50 miliardi all'anno.
Oltre alla questione
appena enunciata, giova segnalare che il differimento della metà del debito
della PA (50 miliardi su 100) in 5 anni, non sembra affatto conciliabile con
l'entità della crisi che sta colpendo in maniera severa e profonda un numero crescente di aziende. A tal proposito ci si dovrebbe interrogare su quante di queste aziende,
nelle attuali condizioni, potranno sopportare un ulteriore dilazione in 5 anni della
metà crediti vantati. Temo ben poche.
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Qualcuno riesce a spiegargli la truffa del debito pubblico denunciata dal Prof. Auriti? Bersani è un cameriere dei banchieri!
RispondiEliminaCosì, questi arretri da pagare, saranno spalmati sul debito pubblico che grava su ogni cittadino, anche su quelli appena nati; mentre il denaro delle imposte/tasse già pagate dagli italiani, destinato ai servizi e quant'altro, se lo son pappati e ancora se lo pappano questi inetti di governo.
RispondiEliminaVorrei chiedere,se lo potessi, al sig. Cardenà : se lei fosse il premiercon che cosa pagherebbe i debiti della PA nei confronti dei fornitori se non c'è un becco di un quattrino disponibile nelle casse dello stato a tal riguardo. Certamente Bersani non è il responsabile di questa sirtuazione.
RispondiEliminaTagliando 100 miliardi di spesa pubblica per esempio, o le pensione pensioni sopra 3000 euro. Oppure cacciando dalla pubblica amministrazione i parassiti. Potrei continuare a lungo, ma il tema si fondo è che l'Italia è fallita ma nessuno vuole ammetterlo. Tanti saluti e grazie per aver lasciato il commento
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