di Paolo Cardenà
![]() |
Aggiungi didascalia |
Questo si che è un gran
capolavoro del Governo tecnico! E pensare che sono stati chiamati per risolvere
i problemi ma, a quanto è dato vedere, stanno complicando, e di molto, la vita
di moltissime imprese le cui sorti sono già di suo appese ad un filo.
Questa volta, nel rituale
silenzio dei media, l'intervento del
governo riguarda proprio le imprese
operanti nel settore agroalimentare. Le quali imprese, per legge entrata in
vigore già lo scorso 24/10/2012, dovranno regolarizzare il pagamento delle
rispettive forniture entro 30 o 60 giorni, a seconda se trattasi di cessione di
beni deteriorabili o meno. Al di la del fatto che la normativa è censurabile
sotto diversi profili, ciò che preme evidenziare in questa sede è che, la
normativa introdotta:
1) Pone ulteriori adempimenti
burocratici a carico delle imprese, già ai limiti dell'insostenibilità;
2) Accorcia di molto il ciclo
finanziario delle imprese già in sofferenza;
Per quanto riguarda la prima
fattispecie, la normativa dispone che le cessioni di prodotti agro alimentari
dovranno essere effettuate in forma scritta, attenendosi a un dettato ben
preciso, pena la nullità del contratto. E questo non costituisce un problema di
particolare rilievo nell'ambito di forniture tra aziende di medio/grandi
dimensioni che si scambiano grandi quantitativi di merci,
poiché queste, in via di principio, già avvengono sulla base di accordi
scritti. Ma il bello è che tale adempimento andrà a colpire anche le piccole
imprese e le piccole attività, ovvero quelle che sono l'ultimo anello della
catena di distribuzione e, in taluni casi, i più deboli. Ciò si traduce in
ulteriori adempimenti e ad un aumento di costi connessi che, per forza di cose,
andranno a gravare sul consumatore finale. Così, solo per citare un esempio, tale
normativa colpisce anche il panettiere che vende prodotti da forno al piccolo
negozio di alimentari limitrofo, ponendo
a carico del fornitore (in questo caso
il panettiere), l'obbligo di contrattualizzare la cessione di beni a favore del
piccolo negoziante. Ciò comporta un ulteriore adempimento a carico delle
imprese e un ulteriore aggravio di costi, anche in termini di tempo sottratto
all'attività produttiva.
Per quanto riguarda la seconda
fattispecie, il governo, intervenendo in questa materia, di fatto, accorcia il
ciclo finanziario delle imprese operanti nel settore alimentare, creando così
un fabbisogno di cassa che va ad aggravare eventuali criticità finanziarie
dovute alla caduta dei consumi che, di fatto, sta determinando minori flussi di
cassa per le aziende operanti nel
settore. Invero, se i precedenti accordi commerciali tra due imprese prevedevano
il pagamento delle forniture a 90 o 120 giorni, ora questi, per legge e pena
l'applicazioni di sanzioni che vanno da 500 a 5000 euro, dovranno accorciarsi a 30 o
60 giorni, determinando così un improvviso fabbisogno finanziario dovuto l'accorciamento
dei tempi di pagamento delle rispettive forniture.
Lo spirito della normativa
introdotta, immagino, sia quello di tutelare i produttori del settore
agroalimentare dal potere contrattuale dei grandi gruppi di acquisto che
impongo tempi di pagamento sicuramente insostenibili. L'intervento normativo,
se da una parte, tutela la parte debole a monte
del processo di distribuzione, dall'altra penalizza fortemente, a valle, un'altra parte debole della
catena distributiva, che non potrà sopperire al deficit finanziario
normativamente creato e non sanabile neanche attraverso il ricorso al credito,
stando il credit crunch che sta ancora colpendo il settore bancario.
Benché il fenomeno del pagamento troppo dilazionato delle forniture sia un fenomeno
tutto italiano e non solo nel settore agroalimentare, è evidente che porre dei
limiti proprio in un momento di grande crisi, pone gli ultimi anelli del
processo distributivo e i più deboli, in condizioni di seria difficoltà,
favorendo lo sviluppo di pratiche occultate
agli occhi del fisco e quindi evasione fiscale.
Concludendo, non c'è affatto da
meravigliarsi se il risultato di questa azione di governo, sono migliaia di
imprese che ogni giorno delocalizzano o chiudono battenti, poiché asfissiate da tasse, burocrazia e adempimenti tributari dettati da uno Stato
che è ossessivamente presente sull'economia, fino al punto di rendere la vita
impossibile a persone ed imprese. Non bisogna
essere dei fenomeni in economia per
comprendere le problematiche che si
determineranno con questa normativa, e vi sembrerà anche una barzelletta, ma tutto
questo è stato previsto nell'ambito del decreto liberalizzazioni.
PER MANTENERE TUTTI I POLITICI, DIRIGENTI,IMPIEGATI AL PUPPLICO IMPIEGO ,PENSIONATI CON PENSIONI D'ORO,PENSINATI FASULLI, CHE IN TUTTO SONO PIU' DI 10MILIONI SERVONO 100 MILIONI DI LAVORATORI CHE PRODUCONO ...IN ITALIA SIAMO SI E NO' 20 MILIONI!!.."COME PUO' FUNZIONAREUN SISTEMA POLITICO SIMILE??"
RispondiElimina