di Paolo Cardenà-
Si, avete letto proprio bene. Le sanzioni
che il nostro Stato totalitario pretende
in caso di omesso o tardivo versamento di tributi, possono arrivare all'astronomica cifra del quattordicimila per cento ed oltre. In
altre parole, per ogni euro non pagato
al fisco, voi schiavi di questo totalitarismo fiscale, rischiate di doverne corrispondere 140. Ecco come.
Pochi giorni fa mi ha fatto
visita in ufficio un mio carissimo amico che non vedevo da tempo e mi ha
raccontato che è stato destinatario di una cartella esattoriale di Equitalia per
la quale, a suo dire, non è dovuto alcun importo poiché egli riferisce di
aver sempre adempiuto ai propri obblighi tributari. Quindi, l'ho invitato a
fornirmi tutto il carteggio e tutta la documentazione relativa al periodo di
imposta per il quale Equitalia ha emesso il ruolo.
L'amico Marco, dopo qualche ora, è
ritornato in ufficio consegnandomi tutto
il plico e, spulciandolo subito i vari
documenti, è emerso che il povero contribuente nell'anno 2009, anziché versare
un tributo di 485.36 euro alla sua naturale scadenza, ha versato l'importo venti giorni dopo avvalendosi
dell'istituto del ravvedimento operoso, che consente di sanare eventuali ritardi
nell'adempiere all'obbligazione tributaria.
Quindi, il nostro amico, fuori
dai tempi rituali del versamento, ha pagato il debito corrispondendo la
relativa sanzione di euro 10.90, ma omettendo di versare gli interessi di un euro. Fin qui
tutto apparentemente tranquillo.
L'Agenzia delle Entrate
competente, dopo qualche mese, ha notificato al contribuente un avviso bonario con il
quale, disconoscendo il ravvedimento operoso di cui il contribuente si era
avvalso - poiché carente del versamento degli interessi (1 euro)-, ha invitato il
mal capitato al pagamento della somma di euro 44.51 entro 30 giorni,
corrispondente al dieci per cento dell'intero tributo versato in ritardo,
dedotta la sanzione già corrisposta in occasione del ravvedimento operoso. E
già qui si può riscontrare tutta l'arroganza del fisco che applica la sanzione
su un importo comunque già sanato per effetto del ravvedimento e non,
eventualmente, sui soli interessi non corrisposti.
L'incauto contribuente, non conoscendo la tirannia del fisco oppressore, suo
malgrado, ha dimenticato di pagare l'avviso bonario di 44 euro nel termine dei trenta giorni indicati dal fisco, provvedendovi
solamente qualche giorno più tardi.
L'Agenzia, non accontentandosi neanche di aver già
incassato una somma pari al 4400% dell'importo omesso (1 euro), considerato che
anche questo versamento è stato fatto in ritardo di due giorni, attraverso Equitalia, ha emesso una cartella esattoriale di 97 euro comprensivi di diritti di notifica e compensi
di riscossione. E quindi, il conto per il mal capitato è salito fino ad arrivare a 141 euro, pari ad oltre il
14000% dell'importo omesso di un euro. Ecco come da un euro non corrisposto si
è arrivati ad oltre 140 euro di sanzioni.
L'amico mi ha riferito che, nonostante si sia recato più volte presso
l'agenzia per poter ottenere l'annullamento della cartella esattoriale che va
oltre la folle immaginazione, sembra che nulla possa esser ottenuto se non
promuovendo un ricorso presso le autorità competenti.
Comprenderete bene che, al di la
della questione di principio certamente difendibile, nel caso che ci occupa,
esiste anche una latente convenienza economica nel promuovere un ricorso e
quindi il contribuente dovrà pagare l'indebita pretesa del fisco, nonostante
egli abbia già pagato più del dovuto.
La storia sopra raccontata si
ripete per tutti i giorni dell'anno in ogni angolo d'Italia e non solo per
importi risibili come quelli indicati, ma per somme che mettono in ginocchi aziende,
famiglie e conseguentemente l'intero Paese. Non ci trovate qualcosa di assurdo, diabolico e
insostenibile? Tutto questo per rappresentarvi, almeno in parte, l'indicibile
criterio alla base della pretesa illegittima ed opprimente del fisco, che si manifesta in tutta la sua
spregiudicatezza nel metodo utilizzato per recuperare la risibile somma di un
euro; per la quale avrebbe potuto procedere con mezzi meno
"invasivi", con notevole risparmio di risorse per l'agenzia stessa, e
non contrastando con la sensibilità del contribuente già notevolmente provata dall'invasione fiscale in atto, che si sostanzia in una pretesa tributaria con i tratti tipici
dell'espropriazione. Non deve affatto sorprendere se il risultato di questo distruttivo
modo di operare, è una Nazione prossima al fallimento con la sua popolazione
indotta all'esasperazione, anche a causa
dell'accanimento che quotidianamente
subisce da parte di uno Stato che ha fatto del totalitarismo fiscale, elemento di compressione e coercizione dei diritti del popolo.
A voi ogni ulteriore
considerazione
Da uno stato fatto di delinquenti che ti vuoi aspettare?
RispondiEliminaa me è successa la stessa cosa, solo che gli avvisi di pagamento erano stati smarriti dalle poste, dopo 2 mesi di trattative sono riuscito a dimostrare che nn pagavo perchè non ero a conoscenza delle cartelle che nn conoscevo e mi hanno annullato la cartella. ma quanto sopra è tutto vero! fortuna che all'agenzia per le entrate mi hanno seguito e avevo tutte le carte sennò ora avrei dovuto pagare 130 € solo perchè avevo sbagliato un rigo su un pagamento!
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