Al di la degli entusiasmi di facciata che giungono dai politici europei per la nuova (ma scarsa) liquidità che verrà
messa a disposizione del fondo salva stati (ESM), la situazione europea appare
sempre più critica. I toni compiacenti
usati, in realtà, celano, per l'ennesima volta, il fallimento della
nomenclatura politica europea, incapace, di porre rimedio ad una crisi che va,
via via, aggravandosi.
Il mercato, nell’intero panorama mondiale, soprattutto nel contesto europeo e tanto più in Italia, sembra essere sempre meno in grado di generare crescita economica e gli attacchi speculativi condotti nei mesi scorsi contro i paesi alle prese con le difficoltà finanziarie più gravi, non hanno fatto altro che stimolare politiche di rigore e strette fiscali che stanno rafforzando le tendenze recessive. Tuttavia, qualsiasi timido tentativo di risoluzione della crisi del debito e di lotta contro il contagio ad altri Stati si rivelerà vano poiché, in tale contesto, si segnala solamente l'assenza di scelte politiche definitivamente risolutorie e di contestuali importanti provvedimenti volti a favorire la crescita nel breve termine.
Il mercato, nell’intero panorama mondiale, soprattutto nel contesto europeo e tanto più in Italia, sembra essere sempre meno in grado di generare crescita economica e gli attacchi speculativi condotti nei mesi scorsi contro i paesi alle prese con le difficoltà finanziarie più gravi, non hanno fatto altro che stimolare politiche di rigore e strette fiscali che stanno rafforzando le tendenze recessive. Tuttavia, qualsiasi timido tentativo di risoluzione della crisi del debito e di lotta contro il contagio ad altri Stati si rivelerà vano poiché, in tale contesto, si segnala solamente l'assenza di scelte politiche definitivamente risolutorie e di contestuali importanti provvedimenti volti a favorire la crescita nel breve termine.
Senza crescita economica, il riassorbimento del deficit e del debito
pubblico si rivelerà impossibile. Al riguardo, in Europa e tanto più in Italia, le esportazioni
sono del tutto insufficienti per compensare gli effetti negativi
esercitati dalle politiche di rigore che si stanno sviluppando più o meno
in tutti i paesi e che, comprimendo il reddito spendibile del sistema,
contraggono i consumi e quindi la domanda interna alimentando gli effetti
recessivi.
Il tempo acquistato dalla BCE con le due operazioni di rifinanziamento a
favore del sistema bancario, finalizzate, oltretutto, a favorire lo sviluppo e
l’implementazione di politiche fiscali e di bilancio- tali da porre in
sicurezza i conti pubblici - sembra stia
già per scadere. E’ questo ciò che si può intuire dal balzo dello spread sul Bund
tedesco delle ultime sedute che si è portato fino a quota 340 punti dopo aver toccato il minimo da mesi a quota
280. A preoccupare gli
operatori, sono intervenuti, oltretutto, anche segnali scoraggianti sulla
tenuta dei conti pubblici della Spagna, ove il deficit di bilancio appare ben superiore
di quanto preventivato dalle autorità governative e di non facile riequilibrio
nonostante la maximanovra del governo spagnolo di 27 miliardi poiché ritenuta
troppo aleatoria. Non a caso le scorse
settimane il premier Rajoy, aveva già annunciato che il deficit sarebbe stato
ben più alto del 4.4% concordato in sede europea, provocando il disappunto
della autorità europee. Ad amplificare la preoccupazione degli operatori e il
clima di sfiducia, contribuiscono anche l’alto tasso di disoccupazione ai limiti della
sostenibilità e la fragilità del sistema bancario iberico, oltre, ovviamente,
la critica situazione del Portogallo – ormai ad un passo dalla ristrutturazione
del debito - e la non remota possibilità
che la crisi greca possa riaccendersi in tempi più brevi rispetto a quelli incautamente
auspicati.
Se le vicende sul fronte
dei paesi più deboli dell’eurozona, sembra stiano subendo un accelerazione in termini
di deterioramento della fiducia sulla sostenibilità dei conti pubblici, sul fronte
italiano, le cose non sembrano affatto migliori. Invero, in Italia benché, almeno apparentemente, la situazione
possa apparire più tranquillizzante rispetto alla Spagna, in realtà, non lo è affatto. Stando a quanto comunicato in
settimana dall’OCSE, sembrerebbe che il prodotto interno lordo abbia subito una
contrazione nel primo trimestre del 1.60% a causa, oltretutto, della dinamica
particolarmente negativa della produzione industriale e della contrazione dei
consumi, soprattutto dei beni durevoli. Il dato stimato dall’OCSE, seppur già
di per se allarmante poiché, in proiezione, tenderebbe a discostarsi in maniera
significativa da quanto previsto dal governo nel DEF - riproponendo così la necessità di adottare
ulteriori misure - in realtà, sembrerebbe fin troppo ottimistico, soprattutto
in considerazione delle dinamiche congiunturali che appaiono ben più gravi e
comunque in sintonia con una contrazione economica ben più marcata rispetto a quella
indicata dall’OCSE. Al di la dei pessimi dati che giungono e che segnalano,
senza alcuna indulgenza, il declino economico del Paese, a comprimere la già ridotta
capacità di spesa delle famiglie, sta contribuendo anche non trascurabili
spinte inflazionistiche per lo più determinate dall'inasprimento fiscale in
atto e dal rincaro dei prodotti energetici.
Il quadro appena
descritto sembra essere destinato a peggiorare poiché, a breve, impatteranno sulle capacità di spesa delle
famiglie e delle imprese anche altre misure previste dalle manovre varate lo
scorso anno, quali, ad esempio l’Imu, l’aumento addizionali Iperf, il probabile
aumento dell’iva, la tassa patrimoniale sui depositi . Misure, queste, che
diminuiranno ancora di più la capacità di spesa e quindi, potenzialmente idonee
ad aggravare la crisi, in assenza di crescita indotta dall’esterno che comunque
non appare all’orizzonte. Senza considerare poi che non è affatto
difficile ipotizzare che,
nei prossimi mesi, perdurando simili condizioni, moltissime imprese
saranno costrette a rinunciare alla loro esistenza, poiché asfissiate dai
costi di uno Stato parassita, strette da una significativa contrazione dei
consumi, da un notevole grado di indebitamento, dall'accumularsi di debiti
tributari che aumentano di mese in mese e da un fisco che a breve busserà
alle casse senza alcuna indulgenza. In tal senso è del tutto verosimile,
per i prossimi mesi, attendersi una contrazione delle entrate tributarie e
quindi dei buchi di bilancio che dovranno essere colmati.
In un contesto complesso quale è quello appena descritto, nonostante
il debito pubblico in costante ascesa, sarebbe
del tutto folle perseguire ulteriori politiche di rigore e di
inasprimento fiscale, poiché finirebbero
solo per rafforzare le tendenze recessive in atto un po’in tutto il continente,
seppur con le dovute distinzioni. In tal senso, il caso Grecia (ma non
solo) fa scuola. In Italia, nonostante
la credibilità restituita dall’autorevolezza del Governo Monti, risultano del
tutto latenti politiche finalizzate alla crescita e allo sviluppo, posto il
fatto che tutti i provvedimenti varati fin’ora dal governo, non sembrano perseguire tali fini.
In realtà, le timide liberalizzazioni introdotte non potranno, nell’immediato, generare effetti
propulsivi in termini economici mentre, ancora nulla è stato fatto sul fronte
della razionalizzazione della spesa
pubblica e del taglio della spesa improduttiva. Il pericoloso aumento dello spread rilevato
nelle ultime sedute, sembra voglia ricordare che il tempo sta per scadere e che
il mercato, dopo l’euforia indotta dall’enorme liquidità pompata nel sistema
dalla BCE, sia nuovamente pronto a scommettere contro di noi, lanciando un
monito anche al mondo politico reo di favorire, irresponsabilmente, l’aumento dello spread tra le posizioni
politiche ed ideologiche dei singoli partiti
e le decisioni del governo Monti. Il tempo passa e il default è sempre
più vicino.
Prima di descrivere tutto ciò dovete far chiarezza in voi stessi, ovvero o ripudiate quel sistema capitalistico-finanziario che ha generato le società di rating ed il famoso spread, oppure usate tale misura differenziale a vostro piacimento per giudicare l'operato già disastroso dei governi! Perchè non si esorta la gente ad unirsi in movimenti apartitici e riprendersi la sovranità legalmente e nelle sedi istituzionali, anzichè tentare di generare ribellioni violente ed aberranti!
RispondiEliminaEgregio, leggo quanto da Lei scritto e temo che non abbia letto attendamente il mio posto e men che meno nè abbia compreso il significato poichè, in pirmis, io non devo far chiarezza con nessuno. Tanto per Sua opportuna conoscenza, io non ripudio affatto il sistema capitalistico che, magari anche per lei, è stato fonte di benessere e prosperità, almeno fino a questo momento. Da addetto ai lavori mi permetto di scrivere e criticare ciò che a mio avviso non va e potrebbe essere migliorato.Lo faccio, peraltro, mettendoci la faccia e sottoscrivendo ciò che penso. POi, per concluedre, io non esorto nessuno alla ribellione "vioelanta e aberrante" poichè cio' non appartiene alla mia persona. Mi permetto di suggerirLe di rileggere attentamente il post e magari approfodire la sua lettura con altri post precedenti, così che potrà farsi un'idea sull'autore e magari astenersi dall'esprimere pareri che non hanno alcun fondamento nè nella circostanza, nè nella realtà dei fatti. A presto e una buona serata
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