In realtà, come avevo già evidenziato in
un post precedente, l'imposizione di continue strette fiscali, non accompagnate
da incisive misure di stimolo alla congiuntura economica, hanno come unico fine l'allontanamento
degli obiettivi programmatici di pareggio di bilancio, determinando un
"perpetuo" riprodursi di strette fiscali, che finiscono con il
determinare un avvitamento
dell'economia.
In questo contesto,
benchè possa apparire positiva la pioggia di denaro disposta da Draghi lo
scorso dicembre con un finanziamento di quasi 500 miliardi di euro alle banche commerciali europee,
sostituendo, queste, alla BCE ed elevandole, di fatto, a prestatore di ultima
istanza, ciò non appare per nulla sufficiente e risolutorio. Questo
«quantitative easing» indiretto, attraverso il quale la BCE fornisce al sistema
bancario tutta la liquidità di cui ha bisogno e che costituisce un modo per
sostituirsi alla Banca Centrale come finanziatore di ultima istanza presso gli
emittenti sovrani, allontana solo momentaneamente il rischio sistemico.
Esso
offre inoltre la possibilità alle banche di risanarsi attraverso operazioni di
carry trade vantaggiose, nell’ipotesi di una risoluzione definitiva della crisi
europea. Questo dispositivo può aiutare ad affrontare il densissimo calendario
delle emissioni sovrane di questo trimestre e contribuire ad un sentiment più
costruttivo nei confronti dei mercati azionari europei a breve termine.
Resta il fatto che la sopravvivenza dell’eurozona passa, a mio avviso, attraverso la combinazione di una politica monetaria più espansionistica e di una politica di bilancio che consenta il sostegno dell’attività. La prima fissando ad un livello molto basso i tassi di riferimento e dimostrando una capacità di acquisto illimitata dei titoli di Stato più indeboliti, per far abbassare notevolmente il costo di finanziamento del debito pubblico e la quotazione dell’euro. La seconda favorendo gli investimenti, potenziali strumenti di crescita e di creazione di nuovi posti di lavoro.
Senza dimenticare poi, l'impellente urgenza di favorire politiche di finanziamento per le imprese in sintonia con livelli di tassi sotenibili.
Resta il fatto che la sopravvivenza dell’eurozona passa, a mio avviso, attraverso la combinazione di una politica monetaria più espansionistica e di una politica di bilancio che consenta il sostegno dell’attività. La prima fissando ad un livello molto basso i tassi di riferimento e dimostrando una capacità di acquisto illimitata dei titoli di Stato più indeboliti, per far abbassare notevolmente il costo di finanziamento del debito pubblico e la quotazione dell’euro. La seconda favorendo gli investimenti, potenziali strumenti di crescita e di creazione di nuovi posti di lavoro.
Senza dimenticare poi, l'impellente urgenza di favorire politiche di finanziamento per le imprese in sintonia con livelli di tassi sotenibili.
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